INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE USL FRANCESCA BUSIGNANI

Alla vigilia di uno sciopero importante che mina alle fondamenta la tenuta del Governo, abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere con i tre Segretari Generali delle rispettive sigle sindacali. Oggi tocca al Segretario Generale di Usl, Francesca Busignani, dallo scorso luglio alla guida del sindacato. Domani invece passeremo la palla alla voce di Anis, attraverso una intervista a Neni Rossini.
Chiedo anche a lei di spiegare ai nostri lettori le motivazioni che vi hanno spinto a proclamare lo Sciopero Generale.
“L’azione di tutte le parti: sociali, politiche e datoriali, deve convergere verso l’obiettivo principe di contribuire alla crescita del Paese e conseguentemente aumentarne il benessere sociale. Per fare ciò è palese che tutti debbano concorrere, scevri da logiche di difesa degli interessi di un’unica parte, ma con una visione collettiva e di sistema, soprattutto nel momento in cui si affrontano riforme impopolari.
Quindi lo sciopero rimane sempre l’ultima ratio dopo che tutte le strade provate sono risultate lettera morta; la richiesta di incontro da parte del Governo, per oggi pomeriggio, suona a questo punto apprezzabile ma tardiva, a meno che non vengano accolte tutte le richieste di buon senso fattte dai sindacati.
L’elenco di tutte le motivazioni per lo Sciopero Generale sarebbe lungo, accenno solo ad alcuni macro temi: abbiamo sostenuto la necessità di una riforma previdenziale, ma non in questi termini e con questo metodo.
C’è una gestione dell’aumento delle utenze impazzito senza confronto alcuno. Aumento dei disservizi ISS e dei disservizi nella PA, non certo per colpa del personale che ci lavora. Quasi totale diserzione dell’Esecutivo per calmierare il caro vita. Mancanza di un tavolo di confronto permanente e di correlazione e bilanciamento sulle scelte strategiche per il futuro e il rilancio di San Marino”.
Qual è il problema sulla riforma previdenziale?
“Ci tengo a dire che la nostra disponibilità al confronto è stata massima e che, avendo contezza della situazione in cui viviamo e con il pensiero rivolto anche e soprattutto alle prossime generazioni, non ci siamo tirati indietro da scelte di responsabilità.
Il problema è che, anziché in maniera altrettanto responsabile aspettare e portare in prima lettura un testo condiviso, ne è stato portato uno molto diverso da quello discusso e con degli articoli sbucati fuori come le lumache dopo una pioggia inattesa.
Tanti i punti che abbiamo l’obbligo di rispedire al mittente, perché danno la misura di come si faccia un gran parlare di certi temi, fra cui la tutela delle donne o la necessità di tutelare chi lavora con turnistiche particolari, per poi trascurarli quasi completamente al momento in cui dalle parole occorrerebbe necessariamente passare ai fatti.
Ad esempio, molte persone dovranno lavorare alcuni anni in più pagando più contributi con una pensione più bassa.
Nessun confronto sul 2° pilastro, Fondiss, che dovrebbe garantire una cospicua aggiunta economica al primo pilastro per non ridurre troppo la pensione e che invece ad oggi ha una resa irrisoria.
È assurdo, inoltre, proporre la riduzione della percentuale del tetto pensionistico colpendo prevalentemente chi lavora nei festivi e in turni notturni, o introdurre disincentivi con percentuali insostenibili e penalizzanti sapendo che questi colpiranno soprattutto le donne e chi svolge lavori particolarmente usuranti.
Inoltre, inserire senza alcun confronto il blocco a percentuale fissa della rivalutazione delle pensioni, oltre all’anticipo della data di entrata in vigore da aprile a gennaio 2023, dà il polso di come il rispetto della popolazione, dei lavoratori e dei pensionati non sia fra le priorità di chi propone queste riforme”.
Nessuna o poca tutela alle donne in questa Riforma?
“Esattamente, se ne parla tanto ma al momento di mettere in campo aiuti concreti, si fanno articoli di legge che sarebbe stato più dignitoso non presentare, articoli con percentuali di ‘abbuono’ ridicoli rispetto ai macro disincentivi.
In un momento in cui è allarme in tutto il mondo per la bassa natalità, non adoperarsi per tutelare realmente il pensionamento dignitoso per le donne che decidono di fare figli e che probabilmente non andranno a contribuzione piena, significa essere completamente scollegati dalla realtà.
Abbiamo bisogno di una riforma? Sì, ma abbiamo bisogno di una riforma dove gli sbilanci annuali non rischino di diventare insostenibili e che guardi al futuro infondendo fiducia nel Paese, non disaffezione e insofferenza”.
Si capisce che l’elenco è lungo, sembra quasi un fiume in piena. Tocca corde molto sensibili anche il tema del probabile aumento di oltre il 100% delle bollette di tutte le utenze. Su questo chiodo avete battuto a lungo assieme a Ucs. C’è chi vi ha prestato ascolto?
“Una risposta va data alla cittadinanza e il fatto che al momento gli aumenti siano stati in parte sospesi, non significa sia arrivata.
Nessun incontro preliminare è stato fatto né con le OOSS né con le Assoconsumatori, nessuna chiarezza è stata fatta sulla condizione finanziaria di AASS; un AASS che solo 3/4 anni fa e non 20, godeva di ottima salute, si autofinanziava e dava utile allo Stato, un AASS, in regime di monopolio, un’azienda che cita nel proprio sito:
L’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici nasce nel 1981, è istituita con legge dello Stato, e la proprietà è totalmente pubblica.
Gli obiettivi dell’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici (brev. AASS) della Repubblica di San Marino sono il raggiungimento della massima efficienza nella erogazione dei servizi, la soddisfazione del cliente e la valorizzazione dei dipendenti.
e che anche per questo dovrebbe essere maggiormente attenta alle scelte che obbligatoriamente fa ricadere su tutta San Marino.
Ad alzare le tasse e le tariffe tutti sono capaci, è cosa ben diversa e qui probabilmente non tutti ne sono capaci, trovare una soluzione che tuteli la popolazione, come ad esempio una campagna di rottamazione delle caldaie vetuste o una per l’acquisto di pannelli fotovoltaici con incentivi diretti al fine di ridurre i consumi e quindi gli approvvigionamenti di AASS.
Oltre chiaramente a non far pagare all’utenza un eventuale aumento delle bollette magari che serve per coprire fideiussioni e interessi, visto che l’AASS pagherà l’acquisto di energia sì al prezzo di mercato, ma si farà rimborsare l’eccedenza da Enel Global Trading rispetto a 0,44 euro al Kw/h, così come previsto dal contratto firmato per 6 anni.
Ad angosciare la popolazione non ci sono solo le dichiarazioni di aumento delle bollette, c’è anche l’inflazione galoppante e un costo di tutte le materie quasi triplicato.
Questi impatti sono enormemente allarmanti e soprattutto insostenibili per i lavoratori che potrebbero ritrovarsi, magari dopo anni di sacrifici dovuti anche al Covid, in una fascia di restringimento economico che rischierebbe probabilmente di farli implodere, per non parlare poi del rischio di chiusura di molte attività che non riuscirebbero a sostenere gli aumenti. Possibile scenario? Licenziamenti, ricorso alla mobilità, minor gettito della tassazione indiretta, minor gettito monofase; il che potrebbe voler dire implosione per tutto il Paese”.
Un commento sullo sciopero del 4 novembre: è il caso di dire che ne programmate uno dietro l’altro…
“Lo sciopero come ho detto all’inizio, è l’ultima ratio. Da tempo chiediamo il rinnovo dei contratti per il settore del commercio e sono stati gli stessi Lavoratori a ritenere non adeguate le percentuali che venivano proposte, perché veramente troppo esigue. Quanto agli scioperi in generale, viviamo una stagione che in ogni dove, fa venire avanti la logica del cittadino responsabile che con i suoi sacrifici è chiamato a scongiurare scenari, anche i più duri, io credo invece che responsabilità sia anche e soprattutto mettere in campo strategie che risollevino il Paese senza che siano sempre e soltanto i cittadini a farsi carico della sua sopravvivenza”.
I suoi omologhi hanno evidenziato crepe ormai evidenti all’interno del Governo, lei ha la medesima visione?
“Il problema non è il Governo che scricchiola o un altro nell’ombra già in preparazione, il problema è che qualsiasi Governo di qualsiasi colore politico, deve prioritariamente impegnarsi per trovare la soluzione, che forse non è la più facile, ma che serve a far sentire al sicuro i lavoratori, i pensionati e i giovani di questo Paese; non adottando scelte supportate solo da conteggi di bilancio, le quali non fanno altro che insinuare una sfiducia sempre maggiore nei confronti delle istituzioni. Ricordiamoci bene le parole di Churchill: ‘Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico’”.
David Oddone
(La Serenissima)
 

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